Giovedì scorso, 26 Febbraio, è uscito nei cinema il nuovo
film di Silvio Muccino, “La legge del desiderio”, storia di un Life Coach che
attraverso un concorso, si ripromette di portare 3 persone verso la
realizzazione dei loro desideri.
Andrò a vedere il film prossimamente, assieme ad alcuni
colleghi Coach che come se sono curiosi di scoprire cosa comunicherà la
pellicola a proposito di questo mestiere ancora poco conosciuto e controverso!
Mi piacerebbe allora, cogliere l’occasione per raccontare quello
che è per me il Coaching.
Essere Coach per me è un grande Privilegio.
Il privilegio di essere accanto alle persone e vedere oltre
quello che loro stesse pensano di sé.
Stare sulla porta e piano piano mostrare le valli radiose e
i mari infiniti che si possono stendere al di là della soglia delle proprie
convinzioni.
Anche sì, come recita il titolo del film, contribuire per un
pezzettino al raggiungimento dei desideri.
Quali desideri?
A me piace pensare ai desideri di più profonda
realizzazione, che si tramuti in realizzazione lavorativa o più semplicemente
(e semplice non vuol dire facile) stare
bene, con sé stessi prima di tutto.
La parola Coach ha origine dal termine francese coche,
carrozza o cocchio. Nel XVI secolo “coche” identificava un mezzo di
trasporto trainato da cavalli e condotto da una guida: il cocchiere.
Essere Coach è essere e diventare guida o cocchiere
innanzitutto di sé stessi, nel lungo cammino verso una sempre maggiore
consapevolezza, per poter davvero mostrare il sentiero ad altri.
Sentiero che non è altro che
la Visione
che ciascuno può autenticamente avere di Sé stesso: della propria Identità,
delle proprie Capacità e anche…dei propri Desideri!
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