Ho aspettato a scrivere l’articolo del mese di Febbraio perché
sapevo che ieri sarei andata a Milano a vedere la mostra su Van Gogh – L’uomo e
la terra, fiduciosa che mi avrebbe ispirato, è così è stato!
Vincent Van Gogh è un pittore che ho iniziato ad apprezzare
maggiormente quando ne ho scoperto l’umanità e il suo incessante anelito alla
Vita, benché la sua biografia ci racconti di un tragico finale.
La mostra di Milano dedicata al suo rapporto con l’uomo più
radicato e amante del quotidiano, mi ha fatto scoprire un Van Gogh fortemente
in cerca di quel senso vitale che rende ogni gesto unico e slanciato verso
l’azione, cioè la Vita Stessa.
Lo stesso Van Gogh dichiara di non voler cercare forme
matematiche da rappresentare, ma il GESTO: “Ciò
che cerco d'imparare così non è il disegnare una mano, ma un gesto; non una
testa matematicamente esatta, bensì il profondo della sua espressione. Per
esempio, lo zappatore che annusa il vento quando alza un attimo il capo o parla.
Insomma, la vita.” (Lettere a Theo, 408)
La raffigurazione di un Terra, quindi di un simbolismo
carico di concretezza e solidità, unita e non separata da un Cielo dai toni
brillanti e vivaci, rappresentazione della Spiritualità, è come se ci ricordasse
che non può esserci una senza l’altro.
Radicamento e Ascesa.
La vita di Van Gogh, come detto, ci ha portato un finale
tragico, quasi che in lui vi fossero 2 bocche di un vulcano: una costruttiva e
l’altra distruttiva.
Di fronte alle sue pennellate, così vive e forti che ci
hanno testimoniato un’Anima in ricerca, mi sono chiesta e mi chiedo cosa
sarebbe di ciascuno di noi se potessimo dare ascolto solo a una delle bocche
del vulcano che risiedono nelle nostre Storie?
Cosa saremmo capaci di fare se potessimo permettere alla
bocca costruttiva – e creativa – del Vulcano che c’è in noi di nutrire e
infuocare le nostre Risorse?